Al Museo civico di Noto è esposta fino al 30 ottobre la mostra “Flora, fauna & cemento”, titolo che prende il nome di un gruppo musicale degli anni Settanta e propone il contrasto stridente tra natura e realtà in una prospettiva di crescente aggressione dell’uomo sull’ambiente. Aldo Premoli, curatore della mostra, promossa con i fondi dell’associazione “Mediterraneo Sicilia Europa”, ha invitato trenta artisti (di cui soltanto due non siciliani, Angelo Bellobono e Giuliano Cardella, che però è figlio di genitori siculo-calabresi) a offrire il loro contributo circa la rilevanza dell’emergenza ambientale in Sicilia, terra non meno risparmiata delle altre del pianeta dal processo di disgregazione degli equilibri ecologici e naturalistici. Si tratta di artisti attivi nella pittura, nella scultura, nella fotografia, nell’installazione e in videomaking, tra palermitani, catanesi, gelesi, modicani, nisseni: Salvo Alibrio, Giovanni Blanco, Alessandro Bazan, Barbara Cammarata, Giuseppe Colombo, Giuseppe Costa, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Giorgio Distefano, Gaetano Gambino, Giovanni Galizia, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Francesco Lauretta, Giorgio Di Stefano, Salvatore Lanteri, Igor Scalisi Palminteri, Filippo La Vaccara, Alfonso Leto, Diego Perez, il Laboratorio Saccardi, Ignazio Cusimano Schifano, Jano Sicura, Ivan Terranova, Alice Valenti, Giuseppe Veneziano e Giovanni Viola. Completa il novero il fotografo ragusano Giuseppe Leone che ha presentato venticinque scatti in bianconero del suo vastissimo repertorio disposti nella sala della Galleria Pirrone che si distingue per le sue sculture in bronzo scuro.
Il sottotitolo della mostra, “Bellezza e criticità nel nuovo paesaggio siciliano”, definisce un dato di realtà segnato da un fattore di transizione e sospensione, nel senso di un nuovo paesaggio che presenta elementi di originaria bellezza e altri di compromissione di tale qualità. Di qui il significato di lotta e di impegno civile che la mostra intende intestarsi nel grido corale di una richiesta di soccorso come di diffida contro la perpetrazione di ulteriori danni ambientali. Dice Premoli all’AGI: “Non solo godimento artistico, ma anche sensibilizzazione sociale: la mostra vuole coniugare natura e cultura e rendere consapevoli che il territorio siciliano non è più, o lo è ancora per poco, l’eden paesaggistico che il mondo conosce o immagina. La Sicilia, terra del sole e della luce, rischia di diventare desolata se non si ferma l’azione di logoramento dell’ecosistema. La scomparsa, ormai centenaria, del lupo in Sicilia è un segnale allarmante. Uno dei nostri artisti, il catanese Ivan Terranova, ha allestito nella saletta San Corrado del Museo un’installazione che è un canto funebre sulla sua scomparsa e dà conto, attraverso dei televisori catodici e delle registrazioni video, della caccia che viene portata nei boschi dell’entroterra contro gli animali notturni”.
La mostra Flora, fauna & cemento è stata allestita occupando di opera, video e installazioni, non solo l’ingresso del Museo ma anche la scalinata, l’ammezzato e persino il belvedere che dà sul panorama netino dove è stata posta una complessa opera scultorea di Giovanni Galizia. Ma è nel grande salone che sono raccolte la maggior parte del centinaio di opere in mostra, tali da offrire il meglio dell’arte contempornea siciliana, da Bazan a Iudice a Veneziano a Di Piazza, Colombo, Viola, La Vaccara e altri ancora. Completa la rassegna l’omaggio a Giuseppe Leone le cui foto sintetizzano con mirabile effetto la contraddizione e la compresenza di bellezza e criticità in Sicilia. F