Dopo il preoccupante aumento delle rapine in Banca, denunciato da tempo dal Sindacato FABI, preoccupano pure i furti e gli attacchi agli ATM. Nella giornata di ieri a Francofonte in provincia di Siracusa, uno o forse due sportelli bancomat della filiale di Unicredit sono stati addirittura sradicati con un escavatore (le indagini sono ancora in corso).
“Ad inizio d’anno avevamo proprio pubblicato i dati, sulla scorta del Rapporto Intersettoriale sulla criminalità predatoria 2022 OSSIF (dati 2021) sugli attacchi agli ATM – afferma Gabriele Urzì Segretario Provinciale FABI e Responsabile Salute e Sicurezza FABI Palermo – dove la Sicilia figurava al diciannovesimo posto con zero colpi e un indice di rischio pari a 0 e nessuna provincia siciliana figurava fra le prime dieci più colpite. Ma come purtroppo si vede, questa tendenza sta peggiorando. Statisticamente gli attacchi agli ATM si erano registrati per il 41% nelle giornate di sabato e 14,1% nella fascia oraria che va dalle due e le cinque del mattino (82%). Nel 58% dei casi sono stati usati gas e esplosivi, nel 26% si sono registrati attacchi con scasso e nel 16% attacchi con asportazione dell’intera apparecchiatura”.
“Di solito questi colpi sono piu’ frequenti nel Nord Italia ma, purtroppo, non vorremmo che ci sia, dopo una recrudescenza delle rapine in banca in Sicilia, un aumento di questi colpi che sono veramente devastanti. A Francofonte , incuranti dei rischi, i malviventi hanno utilizzato un escavatore e hanno sradicato le apparecchiature scappando via indisturbati. Pazzesco, sembra la scena di un film. Con riguardo alla Sicilia, grande merito va dato alla Forze dell’Ordine che, fra mille emergenze, attuano un efficace servizio di prevenzione che nelle città dell’Isola è palpabile e visibile a tutti e alle sinergie fra Settore Bancario e Pubblica Sicurezza che si dimostrano sempre più efficaci. Occorre però che, analogamente a quanto deve avvenire per la prevenzione delle rapine, anche sul versante della prevenzione di furti e attacchi agli ATM le banche investano maggiormente – conclude Urzì – magari diminuendo le colossali retribuzioni del top management e destinando ai budget sulla sicurezza investimenti più importanti tenuto conto che di contro i bancari dagli anni ’90 in poi hanno rinunciato a quote significative di retribuzione e si sono pagati da soli gli ammortizzatori sociali e le tante uscite di dipendenti dalle banche per prepensionamento”.