Continua a destare profonda commozione e sconcerto la vicenda di Vincenzo Lantieri, il bambino di 10 anni annegato in un pozzo durante un campo estivo a Palazzolo Acreide. L’inchiesta sulla tragedia, condotta dalla Procura di Siracusa, ha portato il numero degli indagati a salire a nove, includendo responsabili della Fondazione Anfass e altre figure legate alla gestione della struttura.
I risultati dell’autopsia e i ritardi nei soccorsi
Il medico legale incaricato dalla Procura ha confermato che la causa del decesso è stata l’annegamento. Tuttavia, emergono gravi dubbi sul ritardo nei soccorsi: gli operatori della Fondazione Anfass, presenti al momento dell’incidente, avrebbero allertato i soccorritori con un ritardo di circa quindici minuti. Un aspetto che ha sollevato interrogativi sulle responsabilità organizzative e operative.
Sicurezza del pozzo: criticità e omissioni
Le indagini dei RIS di Messina hanno accertato che la copertura del pozzo in contrada Falabia era inadeguata e non conforme alle norme di sicurezza. Questo avrebbe reso la struttura altamente pericolosa per chiunque si trovasse nelle vicinanze. Gli investigatori sottolineano che la tragedia si sarebbe potuta evitare se fossero state adottate misure di prevenzione adeguate.
Le urla disperate e il tentativo di salvataggio
Testimoni raccontano di un momento straziante: prima di perdere conoscenza, Vincenzo avrebbe gridato disperatamente “Mamma tirami fuori”. Una delle insegnanti presenti si è coraggiosamente gettata nel pozzo per salvarlo, ma il tentativo si è rivelato vano. La drammaticità di questo momento rende ancora più urgente fare luce sulle responsabilità.
L’inchiesta mira a stabilire non solo le responsabilità penali, ma anche a evitare che tragedie simili si ripetano in futuro. La comunità di Palazzolo Acreide e Siracusa rimane in lutto per la perdita di un giovane innocente, mentre si attende che la giustizia faccia il suo corso.