Un presunto sversamento di scarichi non trattati nel mare di Marina di Melilli, vicino a Siracusa, ha portato sotto inchiesta dirigenti, tecnici e consulenti della raffineria Isab di Priolo. Secondo la Procura di Siracusa, l’impianto TAS, deputato al trattamento e alla purificazione delle acque provenienti dal complesso petrolchimico, non sarebbe stato in grado di gestire il volume degli scarichi, causando il rilascio diretto in mare. Il canale Alpina, che sfocia in questa zona, trasporta infatti notevoli quantità di acque reflue provenienti dallo stabilimento, il più grande petrolchimico d’Europa, responsabile di circa un terzo della benzina consumata in Italia.
Le accuse e l’indagine della Procura
Secondo quanto riportato dal quotidiano La Sicilia, il terreno circostante al canale sarebbe stato ripulito per eliminare eventuali tracce di contaminazione, aumentando i sospetti sulla gestione degli scarichi. L’indagine, avviata nel 2020, mira a chiarire le responsabilità in merito all’inquinamento ambientale e sta coinvolgendo tecnici ed esperti in un complesso incidente probatorio.
La replica di Isab
In una nota ufficiale, Isab ha precisato che l’indagine è in corso da tempo e che i periti nominati dal giudice hanno già depositato una relazione tecnica. Secondo questa perizia, non vi sarebbe compromissione né dell’acqua di mare presso la foce del canale Alpina, né dei sedimenti, né dell’aria nel comprensorio di Priolo Gargallo.
“Isab confida che anche l’ulteriore supplemento di indagine, limitato all’ambiente marino, confermerà le conclusioni della perizia già citata,” ha dichiarato l’azienda, ribadendo la propria posizione difensiva.
Prossimi sviluppi
Mentre si attende l’esito finale delle indagini, il caso continua a far discutere per la sua rilevanza ambientale e industriale. Le verifiche supplementari richieste sullo stato del mare e dei sedimenti saranno decisive per accertare eventuali responsabilità e valutare l’effettiva sostenibilità delle operazioni dell’impianto.